Caro de Seta, ciò che non sai dei “10 progetti più uno”
Napoli è davvero una città particolare. Sono ormai alcuni mesi che sulla stampa cittadina si discute su chi sia legittimato a parlare e proporre soluzioni per governarne le future trasformazioni, senza peraltro mai entrare nel merito o avanzare proposte concrete. Poi, mercoledì scorso, il Presidente della Regione, e candidato, Vincenzo De Luca, prende l’iniziativa di individuare 10 idee-progetto per il rilancio di Napoli, ed invece di apprezzare il coraggio, il senso di responsabilità e la qualità delle proposte formulate, ad alcuni viene da arricciare il naso o sottolineare la circostanza che ci troviamo in periodo pre-elettorale, tale da far escludere ogni credibilità e concretezza a quei progetti.
Spiace che tra gli scettici che in tal senso si sono espressi, figurino personalità autorevoli come Cesare de Seta, a cui sicuramente sono mancate le necessarie informazioni per esprimere un giudizio più completo. Sottolineando, naturalmente, che il senso dell’iniziativa del Presidente De Luca è stata proprio quella di rianimare una discussione ed un confronto aperto, a partire dai luoghi e dai temi progettuali selezionati, ma non solo, e rimettere così al centro del discorso pubblico il destino di Napoli, il ruolo della città metropolitana nel rapporto con l’intero territorio e realtà regionale.
Nell’elenco dei 10 progetti di trasformazione urbana, più quello di governance sul sistema dei trasporti pubblici, figurano opere già oggetto di finanziamenti regionali, altre per le quali è in corso la progettazione, altre ancora formulate come idee su cui confrontarsi e, all’esito della discussione, auspicabilmente decidere.
Al primo elenco appartengono, ad esempio, il recupero e la rifunzionalizzazione del complesso degli Incurabili, cui sono stati già destinati oltre 100 milioni, il più imponente intervento di rigenerazione urbana nell’ambito del Centro Sorico Unesco, cui si aggiungono progetti di restauro già finanziati con circa 10 milioni per l’annesso Monastero delle 33, o, in un’area non lontana, per il Conservatorio di San Pietro a Majella. Altri 13 milioni e mezzo sono stati stanziati per restaurare il più antico edificio cinqucentesco di Napoli, Palazzo Penne, per farne diventare la prima Casa dell’Architettura in Campania, in attuazione anche della legge regionale approvata l’anno scorso sulla promozione della qualità dell’architettura. Completano l’elenco la realizzazione di un Polo dell’audiovisivo, all’interno dell’area ex Nato di Bagnoli, con una dotazione di circa 2 milioni e mezzo, e il progetto, già avviato, di collaborazione con il Comune di Napoli per la manutenzione dei parchi urbani con la proposta, in futuro, di garantirne anche la gestione con società regionali, per venire incontro alle difficoltà attuali di bilancio dell’Amministrazione comunale.
Già solo questo elenco dovrebbe fugare ogni dubbio circa la serietà della proposta, di cui tutto può dirsi, tranne che ci si trovi di fronte ad “artifici politici”. Poi ci sono le idee-progetti per le quali, per alcune, sono in corso attività di studio e verifica, come nel caso del Polo Tecnologico per l’innovazione sostenibile nell’ex Manifattura Tabacchi o lo studentato a Casa Miranda ma, soprattutto, la rigenerazione spaziale e funzionale per la creazione di una nuova porta d’ingresso a oriente, della città. Qui vorrei tranquillizzare l’amico de Seta circa le soluzioni che il gruppo di progettazione di Italferr sta predisponendo per l’area, connessa ma esterna a quella appena riqualificata di Piazza Garibaldi. La proposta prevede un totale ridisegno delle parti adibite a deposito merci, parcheggi auto e terminal pulman, nonché la stazione sotterranea della Circumvesuviana su via Galileo Ferraris. Sono convinto che, non appena sarà possibile confrontarsi con queste proposte, superata la fase elettorale, sia l’Amministrazione comunale, naturalmente chiamata ad esprimersi nel merito, che personalità come il professore de Seta non potranno che condividere l’approccio sistemico alla base dello studio e la stessa qualità e fascino delle soluzioni spaziali, di contesto ed architettonico, avanzate. Infine vi è l’ultima parte che si riferisce a quelle idee-progetto, spesso ereditate dal passato, ritenute evidentemente ancora attuali e suscettibili di una valutazione, discussione, decisione. E’ il caso del collegamento tra il Museo Archeologico e Capodimonte, la funicolare del Vesuvio, la riqualificazione del waterfront di San Giovanni a Teduccio, con il connesso tema della rigenerazione dell’area orientale della città, valorizzando precedenti esperienze quali l’insediamento della Federico II e delle Academy nell’ex Cirio.
Dunque di tutto si tratta, fuorché di promesse da campagna elettorale o idee prive di concretezza. Se, al contrario, recepite come un prezioso contributo, potrebbero utilmente far progredire la discussione su Napoli, ad esempio non solo per chiarire se ancora vi risieda e sia presente una società civile degna del nome, ma per cominciare a stabilire, nella futura selezione di chi sarà chiamato ad assumere ruoli di responsabilità nel governo cittadino, anche per fare che cosa. Non sarebbe mai troppo tardi cominciare a farlo.
Bruno Discepolo
*Corriere del Mezzogiorno
12 settembre 2020
In allegato l’intervento di Cesare de Seta (10 settembre 2020) e di Umberto De Gregorio (11 settembre 2020) sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
Cesare de Seta
Corriere del Mezzogiorno, 10 settembre 2020
Umberto de Gregorio
Corriere del Mezzogiorno, 11 settembre 2020