Decreto semplificazioni, il momento delle opportunità
Bruno Discepolo, assessore all’Urbanistica della Regione Campania, ha avuto l’onere e l’opportunità di osservare da vicino la gestazione del cosiddetto decreto semplificazioni, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri. Nell’ambito della Conferenza Stato – Regioni infatti la Commissione che si occupa del governo del territorio è coordinata proprio dalla Campania. Il Titolo V della Costituzione colloca l’urbanistica tra le materie a legislazione concorrente, e visto che il provvedimento vi “impatta” direttamente, le Regioni sono state coinvolte nel processo di redazione. Oggi Discepolo può raccontare questo percorso, che si è svolto in più fasi. In prima battuta, dopo un iter che lui definisce “molto faticoso”, è stato prodotto un documento, a cui ne è seguito un secondo in collaborazione con Anci e Upi, su input del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia.
Pur con la prudenza che deriva dal fatto che il decreto è stato approvato con la formula “salvo intese”, e che quindi bisognerà attendere per leggerne la versione definitiva, Discepolo sulla base delle ampie anticipazioni diffuse in queste ore può affermare che quelle indicazioni il governo le ha sostanzialmente accolte, facendo sintesi: “Riguardano la manutenzione straordinaria, il restauro, le questioni di legittimità degli immobili e dei cambi di destinazione d’uso. Potrebbero sembrare tecnicismi, ma in realtà incidono in modo significativo sulle possibilità di fare rigenerazione urbana in modo efficace. Assieme all’ecobonus e al sismabonus si può dire di essere arrivati a un pacchetto di misure significativo, sia per l’ambizione di rinnovo del nostro patrimonio edilizio ma anche di dare impulso alla creazione di cantieri e lavoro”.
L’assessore riconosce in questo senso al governo, e in generale all’impianto del decreto, “lo sforzo e la volontà accelerare su alcune materie - edilizia e urbanistica sono tra queste - anche per quanto concerne l’utilizzo delle risorse. Le incrostazioni che riscontriamo nel nostro Paese sul funzionamento degli appalti e sulla 380 (il testo che regola l’edilizia) sono notevoli. Si sta tentando di sciogliere qualche nodo che ha costituito un ostacolo e che ha contribuito a rallentare la realizzazione delle opere sul territorio, al netto di qualche fuga in avanti, di cui leggo, che non mi convince. Il cosiddetto modello Genova è citato a sproposito; nel caso della ricostruzione del ponte sul Polcevera si può affermare che, sostanzialmente, non una sola regola attualmente in vigore in Italia sia stata rispettata.
Per Discepolo “il problema del nostro Paese non è stato mai nella disponibilità delle risorse necessarie, quanto nella capacità di spenderle. Abbiamo costruito una sorta una camicia di forza nella quale ci si perdeva – è mai possibile che per superare la fase di una Valutazione di Impatto Ambientale ci vogliano anche dieci anni? – e contro questa situazione in molti hanno di volta in volta dichiarato l’intenzione di predisporre nuovi strumenti, ma di fatto non è mai accaduto. Questa è l’occasione buona: c’è la volontà, e sarebbe criminale non coglierla, e in una fase che è eccezionale, in cui si sommano l’urgenza di uscire da una crisi devastante e la disponibilità di nuove risorse, che arriveranno dall’Unione europea. Certo, sia chiaro: niente deve costituire un alibi per ricostruire un Paese all’insegna della deregulation”.
Un ragionamento, quello dell’assessore campano, in cui torna l’approccio e la filosofia che ne ha guidato il lavoro nella Giunta regionale. Proprio in questi giorni è molto acceso in Campania il dibattito sull’approvazione del “Testo unico in materia di governo del territorio”, che ha già avuto il via libera della Giunta: “Certamente, non può che esserci coerenza tra quello che penso sia utile per il Paese e quello che immagino per la mia regione. La nostra amministrazione, per le sue competenze, ha provato ad anticipare un approccio che poi si sta rivelando quello da adottare a livello nazionale: in Campania ci siamo trovati di fronte a un quadro di regole che è vecchio ormai di 15 anni, c’è bisogno di una normativa per così dire di seconda generazione. Il Testo unico abroga undici leggi e realizza in modo organico una legge su pianificazione, paesaggio, edilizia. Mi conforta che di questa esperienza molti elementi che ho provato a trasferire sul livello nazionale siano stati accolti. L’obiettivo è avere regole che siano più produttive ed efficaci che sappiano meglio rispondere alle esigenze del nostro tempo”.
Andrea Scarchillli
Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica