Tutti al mare

Michele Serra
Feltrinelli, Milano 1986


Agosto 1985. Con una Panda 4x4 messa a disposizione da uno sponsor d’eccezione, la FIAT, Michele Serra attraversa tutto il litorale italiano, isole escluse, da Ventimiglia a Trieste. Un viaggio in Italia particolare, da cui scaturisce un racconto quotidiano, divertito e profondo, per le pagine de L’Unità. E’ un’Italia attraversata da forti cambiamenti in quell’estate, che si era aperta con il Referendum sulla scala mobile che aveva segnato un definitivo riallineamento delle forze sociali rispetto al tema importante del lavoro e del valore d’acquisto, e, nei giorni in cui il viaggio ha inizio viene approvata la legge Galasso, che proprio allo scempio della linea di costa italiana cerca di dare una risposta.

Serra racconta queste spiagge e, con esse, i costumi degli italiani, alle prese con quello che sarebbe stato definito il riflusso degli anni ottanta e che coincide anche con il ritorno a diverse forme di vacanza, con i “comodi permaflex” delle pensioni, che lentamente sostituiscono il sacco a pelo e i campeggi degli anni settanta. Sintomatico è il racconto da Sperlonga, dove il giornalista riprende un episodio di cronaca di qualche anno prima, ossia l’aggressione fisica a dei nudisti. Le cronache estive di quegli anni, riportano puntualmente questo tema, un lascito del clima di libertà del decennio precedente: in quell’episodio, Serra legge nel dato moralistico, solo il pretesto per mettere da parte un modello di turismo a basso costo e che occupa posti belli di riviera, perchè lascino spazio a villaggi da costruire e vendere ai nuovi ricchi.

Tanti luoghi, tante facce: il muretto di Alassio che ha già un gusto retro e le ville della borghesia industriale a Forte dei Marmi, gli intellettuali a Capalbio e le baracche di Ostia; la costa cosentina aggredita da una selvaggia speculazione senza ordine e legge e il Salento ancora miracolosamente integro. E risalendo verso nord sull’Adriatico, una discoteca a Gabicce che faceva molto parlare in quegli anni e una esilarante intervista al Zanza, ultimo erede dei vitelloni felliniani, fino ad arrivare alle acque luride della laguna veneta dove vengono coltivate le cozze, “ma quanti anni fa c’è stato il colera?

E la nostra Campania? Il racconto si snoda attraverso il traffico napoletano, le due bellissime costiere, con una Praiano bella e aggredita da un turismo vociante e inquinante con motoscafi che arrivano fino a riva, ma anche il meraviglioso gioiello di Erchie sulla costiera amalfitana, dove una piccola spiaggia libera viene tenuta pulita da gente modesta (e anche spiritosa), “che senza un quotidiano un libro un settimanale in mano, dà una lezione a quelli che pochi chilometri più in su leggono L’Espresso in motoscafo.

All’arrivo in Campania da nord, il Litorale Domitio, dove sono visibili gli echi recenti del dramma del terremoto del 1980, parte e concausa di un degrado che segnerà questi luoghi nei decenni successivi:

Dove comincia il Sud? Per me è iniziato a Baia Domizia, sessanta chilometri a nord di Napoli. E’ iniziato quando ho visto nei giardini delle villette della borghesia napoletana vecchie donne vestite di nero e facce grinzose da contadini. Sono i terremotati dell’Irpinia, alloggiati chissà ancora per quanto nelle case di vacanza requisite. Tutto attorno, la vita balneare ha i colori e i suoni di ovunque, magari un po’ più forti (i suoni) mano a mano che si scende. Quanto a loro, gente di montagna, c’è da chiedersi se sono mai usciti da quei giardini, se sono mai andati in spiaggia, se si sono mai tolti di dosso i ruvidi panni di una vita.
orlando di marino


 
 
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