La vera sfida? Riqualificare aree degradate

Bruno Discepolo
Il Mattino_Napoli
13.05.2023

Bene ha fatto Marco Esposito, sul Mattino, a ricostruire la tribolata vicenda relativa al V bando per l'assegnazione di fondi della legge 338 del 2000, in tema di residenze per studenti universitari.

L'unico strumento, normativo o finanziario, che ha assicurato la realizzazione, nel passato ventennio, di strutture e servizi per i giovani iscritti alle nostre università, segnatamente per quelli fuori sede; e, va aggiunto non senza un accento autocritico, a cui in misura molto limitata hanno attinto in passato gli atenei meridionali e campani.
Se, infatti, è tutta l'Italia a segnalare un drammatico deficit di posti alloggi a disposizione degli iscritti alle università (sono circa 40.000 quelli gestiti dagli organismi regionali per il diritto allo studio, a fronte dei 175.000 della Francia o dei 195.000 della Germania) la Campania registra un deficit ancora più marcato: un rapporto percentuale tra posti alloggio e iscritti che non raggiunge il valore di un punto percentuale rispetto ad una media italiana pari a circa il 2,3%.
In totale, in Campania, con una popolazione studentesca di 170.000 iscritti in sette atenei (anno accademico 2019/2020), l'attuale offerta è pari a 1520 posti alloggio.


In questo periodo, la scelta di dotare il V bando della legge 338 di ben 467 milioni, di cui circa 300 di origine PNRR, è stata salutata con grande favore, come un'occasione irripetibile per invertire una colpevole inerzia del passato, tanto più per le regioni e le università del Mezzogiorno, cui sono state riservate risorse, almeno sulla carta, pari al 40% del totale.
Anche per questo motivo, la Regione Campania ha preso l'iniziativa di chiamare a raccolta l'intero sistema universitario, sette atenei e l'Adisurc, l'Agenzia per il diritto allo studio, per sottoscrivere un protocollo di intesa e coordinare un lavoro comune di individuazione di sedi, di immobili, di proposte e progetti da presentare, in maniera complementare e non in competizione, in maniera diffusa sul territorio.
Ne sono scaturite 9 proposte per un totale di 870 posti alloggio, in grado di incrementare, in una sola volta, di oltre il 60 per cento la dotazione regionale. Il valore complessivo dei progetti è di 100 milioni, con una richiesta di finanziamento ministeriale di circa 82 milioni ed il resto in cofinanziamento dei soggetti proponenti, con un impegno finanziario già stanziato tra Regione e Adisurc di 5 milioni.
Per assicurare la riuscita dell'operazione hanno messo a disposizione propri immobili anche i Comuni di Napoli e Benevento, la Città metropolitana, il Ministero della Difesa, l'Agenzia del Demanio, il Fondo Edifici di Culto (uno dei 3 progetti a regia regionale riguarda il recupero, con il restauro e la rifunzionalizzazione, di un intero immobile storico, ma abbandonato, all'interno dell'insula di Santa Chiara!).
Cosa è accaduto dopo, ovvero non è accaduto, lo ha provato a ricostruire Marco Esposito.
Aspettiamo ancora fiduciosi l'esame dei progetti ma proviamo anche, come già annunciato dal Presidente De Luca in occasione della Conferenza Stampa di presentazione dell'iniziativa, a reperire altre risorse per avviare almeno in parte quei progetti, nel mentre i nostri studenti, in tenda, segnalano l'urgenza del problema.

Due rapide considerazioni a margine.
L'orientamento, davvero incomprensibile, manifestato nel frattempo dal MUR, è di privilegiare il finanziamento di soggetti privati per aumentare l'offerta di posti alloggio, sia nel caso già avvenuto dello spostamento dei 300 milioni del PNRR, così come per i nuovi 400 di Legge di Bilancio. Chiunque si occupi della questione sa che l'unico effetto certo di questa scelta sarà il totale trasferimento dei fondi al Centro-Nord, con buona pace delle promesse sulla garanzia del 40 per cento al Mezzogiorno. è risaputo che un investimento oggi nel nuovo, redditizio business degli student-hotel può contare in un ritorno certo, ad esempio nell'area che va da Bologna a Milano, pari ad un minimo di 650 euro posto alloggio mensile sino anche al doppio, a fronte, al di sotto di Roma, di circa 350-400 euro.
Se persino organismi pubblici, a tanto deputati, come Cassa Depositi e Prestiti o le Fondazioni bancarie e dell'Housing sociale si sono sottratte fino ad ora all'invito ad aprire strutture a Napoli, una ragione pure ci sarà.
La seconda. Nell'improvviso chiacchiericcio, che prova a riempire il vuoto che ha accompagnato questa vicenda per troppi anni, è capitato anche di ascoltare proposte quali quella di utilizzare le caserme vuote per assegnarle agli studenti universitari.

Dopo i centri di accoglienza per gli immigrati, la soluzione che avanza è dunque di destinare vecchie e nuove camerate per i nostri giovani in trasferta. Per fortuna, in questi anni, si è anche affermata una nuova cultura dell'abitare, che ha messo al centro il tema dell'alloggio sociale, diverso dal modello di residenza pubblica (le vecchie case popolari) o semplicemente da quella a libero mercato. Una tipologia sicuramente più accessibile dal punto di vista economico, rivolta spesso a categorie specifiche (anziani, immigrati, coniugi separati, giovani e studenti) ma sempre dentro una soluzione integrata, assicurando cioè, come suol dirsi, una mixitè sociale, incentivando e sperimentando nuovi stili di vita, il co-housing ad esempio, e, in era post-pandemica, anche il lavoro a distanza.
Questa è la sfida che ci attende, da subito e per i prossimi anni, di realizzare nuovi ambienti di vita, per i nostri figli, recuperando e trasformando immobili esistenti o dismessi, evitando cioè di consumare nuovo suolo, e contribuendo, in tal modo, a riqualificare parti di città a rischio degrado e obsolescenza, rivitalizzandone con la loro sola presenza qualità e vivibilità e rilanciando l'economia del territorio.


 
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