Palazzo Penne, modello di cultura urbana

Michelangelo Russo
La Repubblica Napoli
07.02.2021

Il centro storico è il cuore della città, il nucleo emotivo e culturale di ogni possibile racconto della sua storia, di progetto del suo futuro. È difficile circoscriverne il perimetro, poiché la lunga durata della storia deposita incessantemente valori nel territorio, diffusi, a strati, spostandone i confini. Lo aveva ben compreso il Piano De Lucia, che negli anni ’90 estese la zona del Centro Storico di Napoli, includendo aree ben oltre il nucleo greco-romano e valorizzando così gli strati di Napoli città-palinsesto.

Il centro storico è un tessuto fragile e sensibile, denso di valori sociali e umani oltre che materiali, spesso latenti. Non è composto solo dalle pietre dei palazzi e dei selciati, ma anche da persone, racconti e percezioni collettive, legate alla corporeità degli spazi, alla memoria dei luoghi attraversati e segnati da flussi di attività, di storie, di tradizioni.

La città storica è un organismo plurale, dotato di una sorta di biodiversità – con una metafora ecologica – cioè di una vitalità interna da alimentare attraverso l’accoglienza di flussi attivi, capaci di creare sviluppo e appartenenza. “Rigenerare il centro storico” è un progetto complesso, proteso a unire la sensibilità della conservazione e del restauro con la capacità di innovare le strutture, lo spazio della città, al fine di limitarne il degrado, di renderne vivibili gli spazi, attraverso l’innesto misurato e consapevole di funzioni contemporanee, in forma integrata.

Un siffatto trattamento della città antica è frutto di un approccio complesso che richiede capacità di far dialogare saperi e competenze, tecniche e discipline, come forma continua ed esperta di sperimentazione collaborativa, di ricerca sul campo. L’Università, in questa direzione, gioca un ruolo di grande rilievo sociale oltre che culturale: è il contesto dove la riflessione sul futuro della città diviene contenuto di ricerca, laboratorio di competenze ed esperienze scientifiche di alto profilo, capaci di definire le questioni, di delineare e sperimentare modelli di intervento ancor prima di individuare soluzioni. L’Università, come istituzione deputata alla formazione e alla ricerca, è anche interlocutore per la condivisione delle strategie rigenerative della città, poiché gestisce e sviluppa funzioni compatibili, in grado di far rivivere le strutture della storia, come accade nel centro storico di Napoli. Lo studio, la formazione, la ricerca sono il contenuto più virtuoso dei flussi vitali e rigenerativi che trovano accoglienza nei tessuti storici, attraggono funzioni compatibili, valorizzano il palinsesto della città come oggetto di studio e di disseminazione culturale.

L’esempio del progetto per Palazzo Penne è paradigmatico in questa direzione.

Un edificio-mondo, laminato dagli strati del tempo fin dall’epoca angioina, che si adagia sulla morfologia della città, misurando il salto di quota delle pendici del nucleo antico, dalla risalita del Sedile di Porto alla parte alta, verso la zona dei Banchi Nuovi. Un’architettura che racconta, nella tortuosa articolazione dei suoi spazi, tutta la storia e i caratteri di Napoli. Ne mette in scena la porosità benjaminiana fatta di cortili, giardini, spazi svelati, anfratti e collegamenti, come ad esempio il passaggio nella splendida chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio, attuale grande aula della Scuola di Architettura Federiciana. Lo studio svolto nel tempo dal Dipartimento di Architettura per Palazzo Penne (sviluppato dai professori Campi, Di Luggo, Picone e Scala e da un gruppo di giovani ricercatori del Diarc) ha lavorato su una sperimentazione che ha incrociato ricostruzione storica, rilievo, restauro, costruzione di scenari architettonici e funzionali, ed oggi sostiene un grande progetto pubblico di rivitalizzazione dell’edificio, sostenuto dall’azione congiunta di Comune e Regione.

Un progetto di nuova vita appunto, che potrà accogliere la casa dell’architettura, luogo di studio e di divulgazione, archivio vivente della città e della sua storia. Il nesso tra Università e Territorio rappresenta un’autentica alternativa strategica per sperimentare modelli di intervento capaci di riconfigurare non solo lo spazio fisico, ma anche le reti sociali attivabili nei processi di rigenerazione della città, in termini di presenza di funzioni urbane attrattive, di inclusione e di partecipazione, di accessibilità e di diffusione della cultura urbana, in un orizzonte di piena compatibilità degli interventi con il patrimonio della storia. Palazzo Penne potrà essere un singolare e innovativo hub della cultura urbana internazionale, un punto di ingresso alla città antica, ma speriamo che sia anche un modello di rigenerazione del centro storico a cui guardare con grande interesse, come forma innovativa di processo a molti attori e di progetto della città al futuro.

*L’autore è Direttore del Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II


 
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