«Patto Costa del Vesuvio, piano replicabile ok a sviluppo condiviso e distretti per aree»

Dario De Martino
Il Mattino_Napoli
11.10.2024

«Ho apprezzato moltissimo la sensibilità e la disponibilità dei cinque sindaci dei Comuni della costa del Vesuvio che si sono subito entusiasmati dell’opportunità lanciata dalla Regione di fare squadra e di avviare questo piano da 75 milioni che potrà dare grande slancio a tutta la zona vesuviana». Parola di Bruno Discepolo, assessore regionale all’Urbanistica che ha lanciato il programma, che unisce in un unico grande progetto Castellammare di Stabia, Portici, Torre Annunziata, Torre del Greco ed Ercolano.

Assessore, come è nata questa idea?
«Avevamo da tempo in mente di rivedere le modalità di gestione del nuovo ciclo di finanziamenti per i programmi di rigenerazione integrata urbana sostenibile. I due cicli precedenti erano stati sfruttati bene e a pieno ma a volte per progetti più piccoli. Questa volta, invece, abbiamo deciso di puntare proprio sui poli urbani così da valorizzare un territorio più ampio. Per questo quando abbiamo visto che tra i 23 Comuni destinatari dei fondi c’era tutta la fascia costiera del Vesuviano abbiamo immaginato di costruire un programma che possa dare davvero un valore aggiunto a tutta l’area».

E i sindaci l’hanno accolta bene...
«Benissimo. E non era scontato. Poteva esserci qualche forma di resistenza o di gelosia. Invece tutti sono stati entusiasti di affrontare questa sfida».

Quali sono le prossime tappe?
«Abbiamo deciso di fare un tavolo di lavoro e in questo contesto ci confronteremo sulle varie ipotesi progettuali. Vogliamo coniugare gli approcci top-down e bottom-up. Da parte nostra, come Regione, avanzeremo le idee su criteri e principi con i quali muoversi. I Comuni, invece, ci segnaleranno i luoghi e le funzioni in cui calare i progetti».

Ma quale vocazione si vuole dare all’area con questi progetti, quella turistica?
«Non solo. Certamente quando parliamo di costa è chiaro che ci sia un’interesse turistico. E il rilancio del waterfront, su cui si è fatto già tanto, sicuramente aiuterà anche in quel senso. Ma vogliamo dare uno sviluppo all’area anche verso la portualità, la cultura e anche i servizi per i cittadini. E poi vorremmo allargare, se possibile, ancora di più il fronte».

Cioè?
«Il Vesuviano ha un’area costiera ma anche un’area interna. E quest’ultima è priva della possibilità di questo piano che abbiamo dato all’area costiera. Per questo non bisogna essere troppo gelosi e vorremmo, nei limiti del possibile, che il piano abbia effetti positivi anche attraverso una penetrazione trasversale e non solo longitudinale».

Non attraverso questo progetto, ma nell’ambito della ripresa dell’area c’è anche l’area orientale di Napoli...
«Assolutamente sì. C’è una tale continuità fisica che ovviamente ci saranno effetti positivi anche per la porta Est di Napoli e ci saranno relazioni in questo senso. D’altronde con questo progetto stiamo riprendendo una traccia di lavoro che avevamo già in mente con un programma integrato che andava dall’area Est del capoluogo fino alla costiera Sorrentino. Poi il ministero del Sud, all’epoca retto da Mara Carfagna, lanciò il contratto di sviluppo Vesuvio-Pompei-Napoli che andava a sovrapporsi con il nostro piano e accantonammo quell’idea. Ma ora, partendo da questo patto tra sindaci, la stiamo riprendendo».

È un metodo di lavoro che può essere usato anche per altre aree?
«Di fatto è quello che stiamo facendo con i programmati integrati di valorizzazione della Regione. Abbiamo già approvato quello del litorale Domitio-Flegreo e della Costa Sud di Salerno. In via d’approvazione, invece, c’è il programma del Cilento. Infine stiamo redigendo i piani per l’agro nocerino-sarnese, per la valle Caudina, la valle dell’Ufita e per l’agro-aversano. E mi faccia sottolineare che anche in questi casi ho sempre trovato grande maturità da parte dei sindaci, sempre pronti a collaborare tra di loro».

Il fatto che sia la Regione che i sindaci dei Comuni della costa vesuviana siano dello stesso colore politico ha aiutato?
«Credo che sia un elemento francamente marginale. In altri territori, come quelli che ho citato prima, ci sono Comuni di colore politico diverso ma non abbiamo mai avuto problemi legati all’apparenza politica».