gli interventi ospitati recentemente da La Repubblica Napoli (Dal Piaz il 6 agosto, Leone il 13) mi inducono a chiederti nuovamente ospitalità, non per entrare nel merito delle questioni sollevate, per le quali vi sarà tempo di ritornarvi anche dopo la calura agostana, ma per due precisazioni, onde evitare che, in loro assenza, si corra il rischio di alimentare polemiche delle quali, a mio avviso, non si ravvisa alcuna necessità.
La prima. Dal Piaz esordisce sottolineando la “consueta preferenza per gli ultimi giorni prima di vacanze assorbenti”, a suo dire scelti dalla Giunta regionale per il varo dell’importante provvedimento di modifica dell’attuale legge in materia di governo del territorio, alimentando così il “sospetto che si punti sulla distrazione dell’opinione pubblica e sulla fretta dei consiglieri per comprimere la riflessione e il confronto”.
Questa la maldicenza, ma veniamo ai fatti. Il 19 giugno scorso, su mia proposta, la Giunta regionale ha approvato il disegno di legge di modifica dell’attuale normativa urbanistica campana (la l.r. n.16 del 2004) che, nel successivo mese di luglio, è stato trasmesso al Consiglio regionale. Unico organo, come si sa, deputato ad approvare, modificare o respingere la proposta. Come prassi, il provvedimento è stato assegnato alla competente commissione, nel caso di specie la quarta, il cui presidente, Luca Cascone, ha conseguentemente incardinato l’esame del testo nei lavori della stessa commissione, programmando per il 31 luglio una prima riunione.
A partire da quella data si svolgeranno le audizioni di tutti i soggetti e i portatori d’interesse, sempre interpellati in queste circostanze e, all’esito del confronto, i gruppi politici rappresentati in Consiglio formuleranno le proposte di emendamenti che saranno ancora oggetto dei lavori della commissione. Solo allora, una volta esaurita questa complessa e articolata fase propedeutica, la discussione si sposterà in aula per concludersi con un voto dell’Assemblea. Come è facile immaginare per chiunque, anche non esperto in procedimenti legislativi, vi sarà tutto lo spazio, il tempo e, ne sono certo, l’attenzione per accompagnare l’iter di approvazione, ed eventuale modifica, del disegno di legge e cosa c’entri tutto questo con il fatto che esso sia stato licenziato dalla Giunta a giugno e non a novembre o, poniamo, ad aprile, resta un mistero, se non forse per il professore Dal Piaz. Come già detto, riguardo al merito mi riprometto di ritornarvi alla ripresa ed all’avvio del confronto, facendone venia ai lettori ormai già in vacanza.
La seconda. Ugo Leone, già presidente del Parco nazionale del Vesuvio, senza molte parafrasi, mi accusa di non essere a conoscenza, o di dimenticarmi, dell’esistenza del Parco. Lo scrive, lo ricordo a beneficio dei lettori che non conoscono l’antefatto, a commento di una mia intervista rilasciata a Il Mattino lo scorso 10 agosto e ad alcune mie affermazioni in merito ad una iniziativa del consigliere Carmine Mocerino, su problemi posti dall’applicazione della legge regionale 21 del 2003, che delimita la cosiddetta “zona rossa” vesuviana. In particolare vengono stigmatizzate le mie parole con le quali ricordo che, non io ma la stessa legge, prevede la sua decadenza con l’entrata in vigore del nuovo Piano Paesaggistico regionale, sostituendo ad un regime inibitorio preventivo e generalizzato (per 19 comuni successivamente estesi a 25, contro i 13 del Parco), una sorta di norma di salvaguardia protrattasi per 20 anni, una vera e propria pianificazione di dettaglio. Un Piano, diversamente dal paesistico previsto dalla legge Galasso, redatto ed approvato congiuntamente dalla Regione Campania e dal Ministero della Cultura, in grado di contemplare tutte le problematiche presenti in quell’area, in termini di tutela, salvaguardia, valorizzazione e sostenibilità, nessun aspetto escluso come naturalmente quello della sicurezza.
Mi sembra, al contrario e non me ne voglia il professore Leone, che la sua polemica rischi di riportarci indietro di molti anni, a questioni ormai ampiamente superate, nel dibattito e nella pratica operativa, circa il primato del Piano del Parco o di quello, ieri paesistico, oggi paesaggistico.
Sono consapevole che le precisazioni fornite, lungi dall’affrontare il cuore delle questioni, oltremodo complesse, solo sfiorate e sulle quali, nei limiti di spazio consentiti, mi riprometto di tornare, possono apparire come limitate ad un ristretto pubblico di addetti ai lavori. Precisando che ogni critica è legittima e una diversa opinione sostenibile, ed anzi utile al dibattito, la speranza, anche per il prossimo futuro, è che ci si possa confrontare senza pregiudizi o, peggio, attribuendo, ad esempio al sottoscritto nel suo ruolo istituzionale, intenzioni o azioni inesistenti.
Gli appuntamenti che attendono tutti noi alla ripresa , su questioni tanto difficili quanto nevralgiche per il futuro, richiedono una partecipazione responsabile e all’altezza, che non consentono banalizzazioni, come ancora una volta la narrazione giornalistica del “cemento incombente”, ma la consapevolezza di dover fronteggiare sfide come la fragilità del territorio, le conseguenze del cambiamento climatico, la tutela del paesaggio, in equilibrio con le esigenze di modernizzazione e progresso delle comunità insediate e in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Un mio intervento ospitato sulle pagine La Repubblica-Napoli, in risposta ad una serie di sollecitazioni sulla nuova proposta di riforma della legge urbanistica regionale e sulla legge regionale 21 del 2003.