Il Libro di Ruggero
Idrisi
1154
Flaccovio, Palermo 2008 ebook
Prendete un Re illuminato che ama circondarsi e conversare con i più dotti e raffinati scienziati e uomini di lettere del suo tempo; supponete che questo Re si renda conto di avere una conoscenza non sufficiente del proprio regno di cui vuole indicare con precisione i confini, le strade, i porti e i fiumi; e che la sua sete di conoscenza lo porti a volere conoscere tutti i sette “climi” in cui i geografi del tempo suddividevano il mondo abitato allora noto; pensate che questo Re convochi il più illustre geografo e gli commissioni una descrizione del mondo conosciuto, accompagnata da una grande mappa incisa “su un grande e massiccio disco di argento puro, diviso in cinque sezioni, del peso di circa centocinquanta chilogrammi”.
No, non siamo in un racconto di Jorge Luis Borges, ma in una corte normanna del XII secolo, dove Re Ruggero II, stratega militare e grande organizzatore del suo regno, fa della sua capitale, Palermo, un centro avanzato della cultura e dei commerci, un punto fecondo di incontro della cultura cristiana, araba ed ebraica.
Il libro in nove tomi, completato nel 1154, è un insieme di descrizioni, resoconti di luoghi e distanze, di città, isole, fiumi, che il grande geografo Idrisi in quindici anni di lavoro sistematizza, fondandosi sulla sua conoscenza diretta e su quanto aveva scritto fino ad allora, sullo studio di altri trattati e sui racconti di viaggiatori.
Diviene uno dei trattati di geografia più importanti del tempo, tra i più noti mai scritti, tradotto in latino agli inizi del Seicento, e integralmente in francese nel 1840. Ad accompagnarlo quella mirabile tavola Rogeriana andata dispersa, di cui restano solo alcune copie: una tavola dove il sud, il centro del Regno di Ruggero è posto in alto, non per ignoranza certo, ma perché anche le carte esprimono il potere che le produce, e dove la nostra penisola appare deformata, con i toponimi non sempre riscontrabili: oggi sembrerebbe inservibile e meritevole di abbandono, come la carta del racconto borgesiano che giace abbandonata “alle Inclemenze del Sole e degl’Inverni”. Ma nulla va disperso di quella cultura che ci restituisce la febbre del viaggio e della conoscenza. Una Napoli ricca di lino è cosi descritta nel libro, nel percorso di avvicinamento alla città che si snoda lungo la costa flegrea:
“Da Cuma a Porto di Miseno dodici miglia. Si tratta di un porto sicuro ma scarso di acqua, in cui trovano rifugio fanti e marinai, cioè uomini di terra e di mare. Da Miseno a Pozzuoli, castello popolato proprio come una piccola città e situato all’estremità di un golfo, vi sono otto miglia. Da Pozzuoli a «Napoli dal lino» dodici miglia. Questa città, bella e popolata. ha mercati con intenso traffico di merci ed abbondanti articoli e prodotti.”
orlando di marino