«Case popolari, canoni fermi da 30 anni/Pronti ad aumentarli partendo dall’ISEE»


Luigi Roano
Il Mattino
20.02.2025

Bruno Discepolo - assessore all’Urbanistica della Regione- perchè l’Ente di Santa Lucia ha aumentato i canoni delle case popolari?
Io li chiamo adeguamenti, erano fermi dal 1997, quindi quasi a 30 anni fa. Ci abbiamo messo mano nel 2019 e poi ci siamo fermati causa Covid. Infine, nel 2023 abbiamo organizzato e studiato cosa fare e deciso che quest’anno sarebbe partito il nuovo regolamento con l’adeguamento dei canoni: le risorse che recupereremo serviranno per la manutenzione delle case. Gli adeguamenti devono essere applicati a tutti gli enti proprietari degli immobili cioè l’Acer e i Comuni. Incluso quello di Napoli.

Ci sono alcuni sindacati degli inquilini che protestano, dicono che si tratti di aumenti indiscriminati fatti senza “preavviso”, cosa risponde?
Il nuovo criterio si basa sull’Isee e non solo sul reddito è una fotografia precisa del patrimonio di un nucleo familiare. E ribadisco che tutti sapevano da almeno due anni: si trattava solo di spedire il proprio Isee. Sugli aumenti dico che i canoni non superano mai il 12% dell’Isee e poiché ci sono molte tutele in molti casi i canoni calano.

Faccia qualche esempio.
Intanto, utilizzare l’Isee al posto del reddito convenzionale per determinare il canone, significa utilizzare lo stesso strumento con il quale si erogano misure di sostegno alle fasce deboli è una norma nazionale. Più concretamente, il canone annuale non può, comunque, mai superare il 12% dell’Isee, per cui, ad esempio, per un Isee pari a 5.000 euro, si paga al massimo 50 euro al mese con 7 euro di aumento, per un Isee pari a 15 mila euro, limite massimo per l’accesso agli alloggi Erp, il canone massimo è di 150 euro al mese. Poi ci sono le tutele».

Di cosa si tratta?
La quota è parametrata alle caratteristiche degli alloggi ovvero dimensione, categoria catastale, anno di costruzione, stato di manutenzione, perifericità. Nella sostanza l’aumento è parametrato al livello qualitativo dell’alloggio assegnato. Ad esempio, per alloggi in stato manutentivo scadente si applica una riduzione della quota del 40%, per quelli ubicati in zona di degrado scatta un’ulteriore riduzione del 40%. Inoltre, per gli alloggi costruiti con la tecnica della prefabbricazione pesante si applica un’ulteriore riduzione del 50%. Poi ci sono le tutele per le disabilità. Come vede saranno di più i canoni che caleranno che quelli con l’aumento.

Assessore quanti alloggi pubblici ci sono in Campania?
Parliamo di 120mila, di cui 60mila in carico all’Acer il resto ai comuni della Campania. Un altro dato è importante: giustamente si critica per lo stato di manutenzione degli alloggi. Noi abbiamo però un tasso di morosità altissimo cioè al 30%. Si è instaurato negli anni un rapporto malato tra proprietari e inquilini. Lo si può sintetizzare così: “Voi non fate la manutenzione e noi non paghiamo il canone”. Con le nuove risorse che arriveranno cercheremo di ribaltare il concetto. Fare entrare nella legalità i morosi e fare una manutenzione ordinaria oltre a quella straordinaria.

Torniamo all’Isee: c’è che obietta che magari chi ha avuto il Tfr si ritrova per un anno l’aumento del canone, cosa risponde?
Che in questo caso si terrà conto dell’Isee dell’anno prima. Per chi però supera i 15mila euro di Isee e magari si attesta stabilmente sui 20-25mila decade dal diritto ad avere l’alloggio pubblico nel giro di 4 anni. Posso dire che c’è gente che non ha mai presentato l’Isee e ora ne ha portato uno da 50mila euro.

C’è una richiesta forte di alloggi pubblici non solo da categorie sociali deboli: cosa fa la Regione per soddisfare queste richieste?
Noi appena insediati abbiamo fatto un piano da 1 miliardo di cui 600 milioni già spesi: a Napoli abbiamo rifatto interi quartieri come in altre zone della Regione. Il governo ha tagliato poi dai fondi per la rigenerazione urbana 10 miliardi, alla Campania sono stati tagliati 300 milioni. E anche il fondo sostegno agli affitti. La situazione ad oggi è questa.





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