Dopo la «Casa» a Palazzo Penne ecco una chiesa per l'Architettura

Marco Molino
Corriere del Mezzogiorno
30.12.2021

Pochi metri quadrati nel labirinto del centro storico. Questo è il modesto palcoscenico di piazzetta Monticelli, dominato da un famoso edificio di epoca angioina. Decisamente meno appariscente, nell'angolo opposto dello slargo, scorgiamo invece il rugginoso cancello di un luogo di culto. Basta però avanzare di qualche passo oltre l'inferriata e nel cortile, per scoprire l'imponente struttura della settecentesca chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio, oggi al centro di un progetto di riqualificazione che gli consentirà di ospitare, insieme all'adiacente Palazzo Penne, uno nuovo spazio polifunzionale del dipartimento di Architettura dell'Università Federico II.

Le risorse ci sono
Aule, sale per videoconferenze, tavoli da lavoro, archivi, impianti per mostre e spettacoli.
Una costellazione di attività che dovranno comunque essere in armonia con le sacre atmosfere che ancora si respirano tra queste antiche mura.
Con il progetto esecutivo redatto dall'architetto Giovanni Francesco Frascino, si prevede già nel corso del 2022 il completamento dei lavori e la valorizzazione attesa da tempo.
«La casa dell'architettura sta diventando una realtà - conferma Frascino - e può contare su 1,2 milioni di euro stanziati dalla Federico II quando ancora il sindaco Manfredi era rettore dell'ateneo. Ma una prima proposta fu lanciata nel lontano 2003, quando qui si tenevano solo eventi occasionali.
L'allora preside della facoltà di Architettura, Benedetto Gravagnuolo, mi sollecitò ad elaborare un piano funzionale per realizzare un polo permanente dedicato allo studio e alla cultura». Nei diciotto anni trascorsi, l'architetto Frascino ha idealmente adottato questo tempio barocco insolitamente sobrio, tutto orientato verso l'alto e la luce. «Per elaborare un progetto - spiega - bisogna partire da ciò che già esiste. è come se l'edificio ti dicesse: io sono questo. E qui tutto guarda al centro. Per un nuovo allestimento mi sono ispirato alle macchine da festa del Settecento. Entravano e uscivano dai luoghi sacri. Ora ho immaginato una moderna struttura calata dalla cupola».

Una quinta teatrale
L'originaria pianta a croce greca ospiterà l'aula magna, pensata per lo svolgimento di conferenze, seminari e proiezioni, con lo spazio per gli oratori collocato davanti all'altare maggiore. Ma una maglia di cavi in acciaio collegata alla base del tetto, porterà tutti gli elementi necessari all'allestimento dello spazio (pannelli, luci o corpi sospesi), quasi trasformato in una quinta teatrale. La valorizzazione riguarderà anche la piazzetta lastricata di basoli in cui la chiesa, il Palazzo Penne (che sarà restaurato con fondi regionali) e l'antico banco dell'acqua suffregna saranno i punti di riferimento.
Un totem informerà sugli eventi culturali promossi dall'ateneo federiciano.

Primo: rigenerare
«La sfida - sottolinea l'architetto - è proprio quella di dare maggiore visibilità a questa originale chiesa commissionata dai padri Somaschi nel diciottesimo secolo. Il sostegno del professor Ferruccio Izzo e del direttore del dipartimento di Architettura Michelangelo Russo mi ha incoraggiato a puntare sulle caratteristiche del sito con il quale ho cercato di entrare in sintonia». La rigenerazione del luogo sacro risveglia la curiosità di chi vi accede per la prima volta, magari chiedendosi perché fu realizzata una cupola così lontana da terra. «La ragione principale - rivela Frascino - fu l'esiguità dello spazio a disposizione nell'area. Questo limite consentì però ai costruttori di creare una relazione di forme e luci che dovevano suggestionare i fedeli. E ancora ci emozionano».


 
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