"Il ministero della Cultura ha una visione distorta della tutela del paesaggio"
Alessio Gemma
La Repubblica_Napoli
14.02.2022
«Pensare che tutta la regione è sotto tutela è una follia. La dirigente Cipollone del ministero della Cultura ha una concezione distorta del vincolo paesaggistico».
Bruno Discepolo è l' assessore all' Urbanistica della giunta De Luca. Nello scontro a distanza tra Mic e Palazzo Santa Lucia sulle norme urbanistiche votate dal consiglio regionale a dicembre e bocciate dal ministero, Discepolo ha le idee chiare: «Se non si creano le condizioni economiche, nessuno investirà mai sul territorio e avremo interi edifici abbandonati e mai riqualificati...».
Riducete i tempi per approvare le varianti, in modo da facilitare la spesa dei fondi del Pnrr. Significa che col Recovery sarà inevitabile agire andando oltre i piani urbanistici?
«Direi che è una prospettiva realistica rispetto al quadro che ereditiamo. Basti pensare al numero di Comuni dotati dei piani urbanistici: solo il 25 per cento in Campania. Si avrà l' esigenza di fare delle varianti ma bisogna essere chiari: non significa consumare nuovo suolo. Semplificare l' iter di una variante non vuol dire devastare un territorio. Si chiama rigenerazione urbana: trasformi per esempio un ex opificio in case o strutture ricettive. Piuttosto, con le attuali procedure come rispettiamo i tempi del Pnrr?».
Si spieghi meglio...
«E’provato che per opere di oltre 100 milioni occorrono in Italia non meno di 10 anni per realizzarle. Ma il Pnrr ha una scadenza: 2026. Se non mettiamo da parte le ideologie, possiamo pure restituire subito all' Europa i 200 miliardi...».
Però ha ragione il Mic: in Campania manca il piano paesaggistico e quindi più alto è il rischio di attentare alla tutela del paesaggio...
«Attenzione: il piano, previsto dal 2004 secondo il nuovo codice dei beni culturali, non c' è ma esistono e restano vigenti i 15 piani paesistici in regione che risalgono al 1985 e tutelano le aree di particolare pregio».
Perché non vede la luce il nuovo piano paesaggistico?
«Andrebbe chiesto al ministero che per legge collabora con le Regioni al piano. Noi siamo pronti, è al Mic che attendono, hanno tempi diversi dai nostri. C' è un lavoro complesso, vanno perimetrate tutte le aree sottoposte a vincolo su una cartografia aggiornata. Noi utilizziamo un software ma la Soprintendenza che per il Mic dovrebbe controllare il nostro operato ci ha chiesto aiuto: non hanno la competenza tecnica e il personale sufficiente per lavorare sul software».
Ci saranno pure i piani paesistici che tutelano le aree di pregio, ma senza il piano paesaggistico non si creano zone franche in cui intervenire magari danneggiando l' ambiente? Non è quello che teme il ministero?
«Ma una cosa è la salvaguardia di paesaggi di qualità, altra cosa è dire che non si tocca niente. La dirigente Cipollone cita, secondo me anche impropriamente, la convenzione sul paesaggio di Firenze del 2000 come se tutto il territorio fosse sotto tutela. Ci sono intere aree che nel tempo hanno cambiato natura e conformazione.
Magari in un decreto del ministero di 40 anni fa si legge che Pianura è in una conca pianeggiante e verde: dopo le colate di cemento per costruire le case abusive, come si fa a vincolare il verde che non esiste più? Sa cosa produce questa attenzione spasmodica al paesaggio?».
Prego...
«Abbiamo approvato anche una norma sulle aree industriali, perché magari chi vuole investire in una attività produttiva ha bisogno di cambiare l' assetto delle strade e ci vuole una variante. Il ministero ci contesta anche questa norma. Che rischio ci può mai essere per il paesaggio in una zona dove insistono solo capannoni industriali?».
E la proroga del piano casa?
Uno strumento straordinario diventato la prassi consentendo così aumenti di volumetrie e cambi di destinazione d' uso...
«Per molti anni col piano casa si è potuto operare nel campo edilizio nonostante vincoli paralizzanti. Io per primo però ho posto la necessità di una legge generale di governo del territorio. Se non dai premialità, e quindi anche incrementi di volumetrie, chi si prende un edificio e lo ristruttura?
Non accadrà mai, lo ha riconosciuto anche la Corte costituzionale. è chiaro poi che certi interventi non si fanno nei centri storici, nelle aree di tutela paesaggistica: ma sono già le norme sovraordinate a stabilirlo».
A proposto della sua legge quadro non ancora approvata: nella bozza iniziale si introducevano anche i crediti edilizi. Così non ci si consegna ai privati?
«Gli enti pubblici non hanno più soldi per gli espropri. Se vogliono costruire una scuola o una attrezzatura sportiva, prendono un terreno privato e, invece di pagare, danno la possibilità al privato di edificare altrove. E’ uno scambio, che c' è di male?».
Lei avrebbe usato le stesse parole del governatore nei confronti della Cipollone?
«Il presidente è molto diretto, va alla sostanza delle cose e voleva evidenziare la posizione quasi provocatoria del ministero rispetto alle nostre norme che riteniamo legittime».