"Urbanistica, il Consiglio approvi subito la legge, non è tempo di ideologie"

Adolfo Pappalardo
Il Mattino
09.04.2022

Bruno Discepolo, assessore regionale all' Urbanistica, uno dei nodi della Campania è l' abusivismo e, di concerto, i comuni sono privi di piani urbanistici.
«Anzitutto servono i piani urbanistici per quelle amministrazioni che ne sono prive da troppi anni. Sulle migliaia e migliaia di domande di sanatoria ancora inevase, c' è un grosso peso del passato. Io credo che occorra fare una distinzione tra le domande accolte, magari per rimettere quegli edifici sul mercato, e quelle bocciate dove applicare subito le norme in vigore. Anche passare alle demolizioni se è il caso».

Ma perché a suo avviso occorrono tutti questi anni per esaminare le domande di condono?
«Nei comuni c' è molta reticenza a esprimere un diniego ai cittadini. E le questioni più complesse si continuano a trascinare mentre vengono risolte solo quelle più semplici».
A questo si aggiunge il fatto che molti comuni non si sono dotati ancora di Puc.
«C' è stata un' accelerazione dopo la minaccia del commissariamento e siamo passati dall' appena 17 per cento dei 550 comuni campani che ne erano dotati a una stragrande maggioranza. Tanto che oggi sono appena una ventina le amministrazioni che ne sono sprovviste: tutte oggi si sono dotate di un Puc o di un preliminare di Puc. Ora c' è un ulteriore anno di proroga per mettervi mano».
A proposito di strumenti urbanistici, non possiamo non toccare la vicenda dello scontro tra la Regione e il ministero della Cultura sulla paesaggistica.
«Si è fatta molta confusione su questa materia ed è bene chiarire. Noi non siamo sprovvisti del piano ma al momento convivono in Campania ben 15 piani e rimangono tutti in vigore sino a che non arriveremo ad uno strumento più moderno. Nel mentre il codice dei beni culturali ha stabilito che le regioni si dotino di uno strumento rivisitato in base alle nuove norme di tutela. Noi vi stiamo lavorando da sei anni al nuovo piano che viene redatto di concerto tra la Regione e il ministero della Cultura. è giusto ed ideologicamente funziona, come ha chiarito il nostro legislatore e la Suprema Corte che ha invitato alla leale collaborazione, ma io inviterei chi è nelle chiuse stanze a verificare a volte cosa significa un lavoro del genere. Qui abbiamo la maggior parte del territorio vincolata e c' è una complessità straordinaria: quindi far lavorare assieme la Regione, il ministero e le sovrintendenze è molto complicato. Per questo andrebbe fatto un bilancio critico e capendo chi fa cosa».
La nuova legge urbanistica regionale è comunque in salita: intoppi politici che sembrano denotare la scarsa volontà di dare un segnale di riordino.
«Ho iniziato a lavorarci non appena insediato in Regione.
Parliamo di un tema complesso perché noi abbiamo una legge che risale al 2004 e siamo all' interno di nodi non ancora sciolti: anzitutto l' urbanistica è materia concorrente tra Stato e Regioni. Senza contare come, a livello statale, c' è una legge nazionale che risale al 1942 mentre nel frattempo ci sono state norme regionali dal 1970 ad oggi. E noi abbiamo il problema di armonizzare tutto: in consiglio regionale ho provato a portare un testo nuovo ma i tempi delle varie commissioni ci hanno fatto arrivare, per l' approvazione, all' ultimo giorno utile. E d' accordo con De Luca si è ritirata la norma perché si tratta di materia delicata. Noi abbiamo avuto, da un lato, l' aula che si preoccupava di chissà cosa si stesse facendo; dall' altro il ministero aveva eccepito che si stesse violando qualche norma di rango nazionale. Invitati a controdedurre, abbiamo risposto con le nostre osservazioni che sono state accolte. Ora il ministero sarà più tranquillo. Ma io credo che il consiglio regionale deve fare molta chiarezza: se deve dotarsi di una legge moderna di semplificazione che rende più concreta la possibilità di intervenire anche alla luce delle risorse oppure se vogliamo rimanere all' interno di vecchi schemi ideologizzati».
Ma quali saranno i tempi? Qui si rischia di arrivare a fine legislatura.
«Il mio auspicio è che si possa riportare in discussione a breve e si possa avere un confronto ampio ma contingentato nei tempi. Ma basta che si arrivi ad un momento di verità: il consiglio regionale deve darsi una mossa».
Passiamo a un tema caldo come Bagnoli: la più grande incompiuta del Paese e un' inchiesta dei magistrati ribaltata dopo 14 anni.
«Anzitutto voglio esprimere la massima solidarietà agli amici toccati da questa vicenda ma è evidente il rammarico per il tempo perso ed è difficile comprendere quanto sia costato alla città tutto questo. Senza contare il piano reputazionale della vicenda: perché tutti gli investitori nazionali ed internazionali si sono allontanati durante questi anni perché reputavano Bagnoli il luogo della compromissione. Per questo oggi sarebbe necessario capire di chi è la responsabilità, se solo della politica o anche della classe dirigente napoletana. Perché in ogni altro luogo dell' Italia e del mondo queste operazioni di rigenerazione complessa sono state portate avanti ed ultimate mentre Napoli è rimasta priva dello sviluppo che doveva avere».
Ci dovrebbe essere un miliardo per la bonifica a mare ma non è detto che sarà balneabile. La Regione come darà una mano?
«Siamo nella cabina regia e ora è più forte il rapporto con l' amministrazione comunale di Napoli che ci interpella e cerchiamo di trovare assieme le soluzioni. Il discorso è complesso perché a terra ci sono parametri più certi, non è così per quelli a mare. Il rischio è fare un lavoro enorme senza la sicurezza che il mare ritorni balneabile. Serve, quindi, capire la soglia a cui bisogna arrivare e va rimessa sul tavolo tutta la questione anche alla luce di tutti gli elementi intervenuti. Anzitutto bisogna capire le risorse, che non possono essere certo totalmente pubbliche. Per questo credo che forse ci sono stati errori del passato quando si pensava che si potesse fare tutto con il pubblico: forse si stava già indirizzando in un certo modo il processo di riconversione...».
Chiariamo anche il nodo della colmata: va rimossa o no?
«E’ evidente che va presa una decisione che è un tutt' uno con la spiaggia e la balneabilità: non credo si possa avere una spiaggia di chilometri senza potersi bagnare.
Per me, sino a che è possibile, credo si debba si difendere l' idea di un arenile per la città. Se si riuscisse sarebbe un risultato storico».
Rigenerazione urbana: si parla poco di edilizia per le persone a basso reddito. E le poche case pubbliche vengono occupate.
«Ora con il Pnrr, con le risorse in campo e con la centralità del tema, potremo accedere a fondi di bilancio dello Stato per programmare. Mentre noi potremmo mettere anche altri fondi. Abbiamo fatto un conto: in Campania ci sono 1,5 miliardi da investire su questo tema e 500 milioni già sono stati assegnati per progetti specifici. Speriamo solo che i comuni siano all' altezza di questa sfida e accedano alle risorse messe a disposizione. Sulle occupazioni, occorre essere realisti: difficile rimuovere tutte le incrostazioni che ci sono. A breve si metterà mano a Scampia e a Taverna del ferro, due quartieri problematici, dove sinora non c' erano stati grandi investimenti. E al recupero urbanistico deve seguire anche quello sociale».


 
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