Luigi Roano
Il Mattino
27.03.2024
Bruno Discepolo - assessore all'Urbanistica della Regione - è alle battute finali il varo della "Legge sul governo del territorio". Che impatto avrà la nuova cornice di regole su 6 milioni di campani?
«Al più entro un paio di mesi la Legge andrà in Consiglio regionale per l'approvazione. In tanti ci chiedono perché riformiamo la legge vigente, la numero 16 del 2004. Intanto perché sono passati 20 anni dalla sua redazione e il mondo è cambiato e con esso l'urbanistica. E poi abbiamo un altro obiettivo: che tutti i 550 Comuni si dotino di un Piano urbanistico. Quando abbiamo iniziato questo lavoro solo il 13% ne era in possesso cioè 71 comuni su 550. Oggi, siamo al 50%.
Anche Napoli ha approvato un documento che sta andando verso la redazione del nuovo Piano».
Questo 50% è un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
«Possiamo leggerlo anche come bicchiere mezzo pieno, ma la verità è che c'è un'altra metà di Comuni senza strumento urbanistico adeguato».
Perché la nuova legge dovrebbe accelerare il processo di redazione e adozione dei nuovi Piani?
«La nuova legge punta sulla semplificazione, la legislazione vigente invece fa sì che mediamente un comune impieghi 10 anni per avere un nuovo Piano o la riforma dello stesso. C'è una visione dell'urbanistica fuori dai tempi della modernità. Noi snellito: prima la procedura comprendeva 5 passaggi, con la riforma ne facciamo solo 2: piano strutturale e regolamento edilizio. Tutto il resto può essere fatto dopo e soprattutto se serve. I paradigmi dell'urbanistica sono cambiati».
Vale a dire?
«Oggi non c'è più necessità di consumo di suolo, bisogna rigenerare e riqualificare l'esistente adeguandolo alle nuove esigenze».
Torniamo su Napoli: dal suo osservatorio come sta andando il processo di riforma del Piano urbanistico del Comune?
«Napoli ottempera a quello che è un obbligo di legge e c'è una esigenza urbanistica. Come la legge 16, anche a Napoli si parte da un Prg vecchio di 20 anni e la riforma la stanno facendo sulla scorta di quello che fece Bassolino ovvero si parte da una variante normativa, e dopo quella dell'area orientale.
All'epoca si partì invece da Bagnoli. Il vicesindaco Laura Lieto annuncia che ci saranno tempi stretti e quindi per arrivare al Piano urbanistico comunale non bisognerà aspettare 10 anni.
La modifica di legge, del resto, consentirà di privilegiare un piano strutturale».
Di cosa si tratta?
«E’ il piano che fotografa la situazione del territorio già urbanizzato nel quale si stabilisce il recupero dell'esistente. Faccio un esempio: con i cambi di destinazione d'uso basterà adeguare le nuove funzioni per partire con la rigenerazione urbana».
Il ritardo urbanistico della Campania e di Napoli secondo lei è dovuto all'ideologia con la quale sono stati redatti i Piani negli ultimi 30 anni?
«C'è stata una lunga stagione in cui ai Piani è stata affidata un funzione quasi salvifica dei destini delle comunità e questo ha contribuito a rendere difficile il percorso di redazione e approvazione. Noi abbiamo alle spalle una storia di fallimento dei Piani più che di quelli che sono andati a buon fine. Abbiamo avuto autori molto autoreferenziali che hanno pensato poco alle ricadute delle soluzioni proposte sulla vita dei cittadini. Oggi, in maniera molto più laica, dobbiamo avere uno strumento per avere regole certe di giustizia anche spaziale da un lato, e dall'altro, un quadro di riferimento di possibili scenari che guarda al futuro, in cui una comunità può decidere di volta in volta quali scenari utilizzare».
La nuova legge regionale prevede degli incentivi, fino al 25% in più di spazi laddove si riqualifica o rigenera un edificio già esistente. Vale anche per il centro storico di Napoli?
«La nuova legge consente gli incentivi solo in alcuni luoghi non certo nei centri storici. Gli incentivi possono essere utili quali nuove forme per la trasformazione urbana che costa molto di più che costruire ex novo. E i soldi pubblici non bastano, servono soprattutto quelli dei privati. Dobbiamo facilitare con i cambi di destinazione d'uso questo processo in determinate aree. Su questa falsariga, bisogna pensare al recupero dei centri storici con misure di contenimento di alcuni processi come l'apertura di determinate attività».
Sono sicuramente molti più di 100mila gli studenti che frequentano Napoli e molti altri in Campania ma mancano gli studentati
«A Napoli c'è la maggiore concentrazione di studenti. Entro tre anni puntiamo ad aggiungere ai 1500 posti letto attuali altri 860. Su 8 progetti proposti al Governo, ne abbiamo avuti finanziati già 6. Nel centro storico, a Santa Chiara ci sarà uno studentato, poi uno a Portici altri due a Benevento e Caserta. Poi ancora su Napoli due di proprietà della Regione: la Veterinaria e l'Ostello di Mergellina. Altri interventi sono previsti dove c'è il Cus e in via Campegna nell'area dell'ex Arsenale militare. Stiamo valutando inoltre sinergie tra pubblico e privato entro tre anni si vedranno i risultati».